Ubicata in via Oroboni al civ. 14, è la Chiesa del Cimitero che venne qui creato nel 1819 ed ampliato nel 1886.
Fu innalzata verso la fine del XV secolo, nel 1759 vennero aggiunte due cappelle laterali su disegno di Pietro Puttini. La facciata è stata rifatta nel XX secolo secondo uno schema neoclassico, è ornata da un bassorilievo marmoreo, opera di Milani, raffigurante un Angelo in volo.
Interessanti i lati esterni con archetti pensili, il campanile del XV secolo e l’interno a navata unica. L’altare maggiore in marmo è stato fatto nel 1735 dal veneziano Angelo Franceschini. L’immagine della Madonna è circondata da una tela opera di Francesco Fontebasso.
All’interno del Cimitero di particolare rilievo 7 tombe munumentali ed 1 cappella. Oltre alle tombe Giandoso e Tolomei si segnalano le tombe Oliva, Schiesari, Bacchiega e Caniato, quest’ultima una delle più significative espressioni liberty in Polesine, tutte ad opera di Virgilio Milani e databili tra gli anni ‘15 e ‘25 del secolo scorso. Nel cimitero è presente anche la tomba dello stesso Virgilio Milani e della moglie Antonietta Bellinello, la cui realizzazione risale al 1968.
Mentre, sempre degli inizi del 900, è la cappella Camerini opera di Galileo Chini realizzata su progetto dell’ingegnere ferrarese Luigi Barbantini e che presenta un bellissimo fregio a mosaico con maioliche policrome.
Tomba Caniato
La grande cappella rappresenta una delle più significative espressioni liberty in Polesine. Opera di Milani sono: i due angeli oranti sulla facciata, ai lati della porta d’entrata; un bassorilievo raffigurante Cristo fra gli angeli posto tra la porta della ed un cappella cornicione ed il timpano; il cornicione con teste di cherubini disposte in modo simmetrico. All’interno: i quattro lunettoni a mezzorilievo rappresentano l’aratura, la raccolta della canapa, il trasporto delle merci e due figure muliebri simboleggianti il commercio. La sua realizzazione risale al 1915.
Tomba Oliva
Attribuita a Milani, la tomba si compone di uno zoccolo nero in marmo sul quale si appoggia una figura femminile in marmo di Carrara che sembra assopita. Alle sue spalle ed al centro della croce vi è un’enorme corona di spine fusa in bronzo. Di fianco alla lastra tombale, sono poste due appliques floreali per sostenere i lumi. La sua realizzazione risale al 1916.
Tomba Schiesari
Attribuita anche questa a Milani; l’altorilievo in marmo di Carrara rappresenta un ragazzo seminudo che abbraccia un militare in divisa da fante. Si tratta di una allegoria della fraternità nel dolore e della solidarietà maschile. Il dolore è quello provato dai compagni di Ugo Schiesari, morto ventenne in guerra il 30 giugno 1918.
Tomba Giandoso
Al centro del tumulo rettangolare è collocata una Pietà con firma di V.M. in basso a sinistra. Sotto i piedi del Cristo, è posto un piccolo mosaico dorato a forma di croce con una corona di spine in bronzo. La Madonna sta seduta entro una nicchia rivestita da un mosaico dorato e montata su due robuste colonne scanalate. La tomba è recintata con un cancelletto in ferro battuto, dai motivi curvilinei di gusto secessionista. Databile agli anni ’20 del secolo scorso, la tomba risente dell’influenza di A. Wildt, scultore milanese che mescolò gli stilemi liberty con il gotico.
Tomba Bacchiega
Versa in cattive condizioni; è attribuita a Milani. La tomba ha base rettangolare ornata da bassorilievi floreali geometricizzanti; al centro vi è un gradino su cui è posta una lampada votiva. Verso di essa sembra dirigersi una ascetica figura di donna. La sua realizzazione risale agli anni ’20-’25 del secolo scorso.
Tomba Tolomei
Erma marmorea che ritrae il “legionario spagnolo” Federico Tolomei. Risale al 1940.
Tomba Milani
Tomba di Virgilio Milani e della moglie Antonietta Bellinello. Sull’altissimo basamento in marmo nero, si ergono due figure bronzee (un uomo ed una donna). Sui fianchi sono applicati due riquadri a bassorilievo con gli strumenti di lavoro di Milani (scalpelli, stecche, martelli, mirette) e della moglie (l’uovo del cucito, un vaso di fiori, un paio di forbici, la paletta per il giardinaggio, il messale). La sua realizzazione risale al 1968.
Cappella Camerini
Galileo Chini, pittore, scenografo, grafico ma soprattutto uno dei ceramisti di maggior rilievo nazionale ed internazionale dell’arte liberty, svincolò la sua arte dal passato per dirigerla verso uno sviluppo delle forme in senso moderno.
Nel 1906, dopo un breve spostamento della fabbrica in località Fontebuoni, Galileo insieme al cugino Chino fondò a Borgo San Lorenzo la manifattura “Fornaci San Lorenzo”2, in cui vennero realizzate anche vetrate, arredamenti d’interni e mobili in legno con applicazioni in ceramica. Galileo innovò l’apparato cromatico delle sue realizzazioni, arricchendole di sfumature e procedure pittoriche non classiche e tradizionali; in breve tempo, le raffigurazioni floreali naturalistiche dei primi anni lasciarono il posto ad immagini con colorazioni antinaturalistiche, proprie di un linguaggio più schematico che seppe fondere in maniera consapevole le caratteristiche italiane con gli stilemi klimtiani.
Per il ramo della famiglia Camerini di Rovigo agli inizi del Novecento, Galileo Chini realizzò la cappella funeraria collocata nel cimitero cittadino. La cappella fu eretta su progetto dell’ingegnere ferrarese Luigi Barbantini che fece realizzare il bellissimo fregio a mosaico con maioliche policrome alla “Manifattura Fontebuoni”, il cui direttore artistico era allora Galileo Chini, al quale Vittorio Sgarbi attribuì, all’esterno, il disegno con lo stemma di famiglia e vasi di papaveri allusivi al sonno eterno (simboleggia anche il sangue di Cristo) e, all’interno, le decorazioni dei quattro pennacchi della cupola con maioliche raffiguranti mazzi di crisantemi viola e gialli (simboli della commemorazione dei defunti), rami d’olivo (simbolo di pace), quercia (simbolo di salvezza, perché possiede un legno incorruttibile), alloro (simbolo di eternità, per la dottrina cristiana, in quanto sempreverde), e cipresso (simbolo di lutto, poiché si riteneva che fosse stato uno dei quattro alberi il cui legno venne utilizzato per costruire la croce di Gesù).
Dalla fabbrica di Chini dovrebbero derivare anche le testine dei putti in gres, di gusto ancora classicheggiante, forse opera dello scultore collaboratore della manifattura Fontebuoni, Domenico Trentacoste. L’abbandono e l’incuria, nonché le difficili condizioni atmosferiche degli ultimi anni, stanno compromettendo definitivamente lo splendido apparato decorativo; a terra si possono osservare alcuni stucchi dei capitelli, parti delle vetrate colorate e alcuni tasselli del fregio decorativo in maiolica.